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Occhi di brace

Racconto di Marco Mastroleo

Andiamo a caccia?


Andiamo nel bosco?

"È tipico, ho perso il conto delle volte, ormai. Insegnanti scazzati, ragazzi che non hanno voglia di camminare e fiato sprecato. Invece di goderci lo spettacolo della foresta, ogni “gita”, come le chiamano loro, si trasforma in un tour a tappe forzate. 

Che poi le tappe, di solito, sono solo tre: a che ora si mangia? Dov’è il bagno? A che ora finiamo?

Avevo iniziato questo lavoro con tanto entusiasmo! Avevo voglia di raccontare, di condividere. E invece... tolta l’introduzione, nella quale, dopo tanti anni, ancora riesco a comunicare enfasi e aspettativa... il tutto si traduce in: quello è un leccio, quella è una farnia.

Ci fosse almeno un po’ di partecipazione, mi divertirei di più.
Chissà se la colpa di questa “apatia” è più dei ragazzi o degli insegnanti. Mah!

A proposito di insegnanti, eccola che riattacca...”


Una nuova stirpe di cacciatori


È troppo buio…


In marcia


Occhi di brace

 

 

 

 

 


Fuori, veloce!

Ho avuto paura. Anche io. Per la prima volta. Sono entrato in quella foresta che tante volte avevo esplorato, che tante volte avevo esplorato di notte... con un senso diffuso di angoscia. Lo stomaco era teso come un tamburo e sudavo freddo.
Dovevo mostrare di avere i nervi saldi, dovevo mostrare tranquillità ma... tranquillo non ero.
Arrivato ai margini del bosco ho visto una maglia bianca legata al filo di recinzione. Erano andati da quella parte.
Ho acceso la torcia. Non lo faccio mai... mi piace il bosco di notte... e quel sentiero lo conoscevo come le stanze di casa mia. Ma ho acceso la torcia. 
C’era una strana agitazione nella foresta. C’era silenzio. Questo era strano. Nel bosco quando c’è agitazione regna il silenzio. Ho iniziato a correre, con la torcia accesa.
Ed ho visto una sagoma, poi un’altra... hanno tagliato il sentiero a trenta o quaranta metri da me, ma li ho visti, con la “coda” della torcia li ho illuminati. Erano tre o quattro, o forse anche cinque cani. Grossi. Bianchi o giallastri, non saprei. Ma erano cani.

Ho cominciato a correre ancora più forte, gridando “Ragazzi... dove siete?”.
Dopo pochi secondi, in lontananza, li ho sentiti ululare, quei cani, alle mie spalle, verso la strada.
E mettevano i brividi.

Poi li ho visti, i ragazzi.
Ho visto le loro piccole torce. Correvano verso di me. 
Li ho stretti forte. Non ho detto niente.

Avevamo paura. 
Tutti...

Siamo tornati in albergo. 
Non ho detto niente agli insegnanti. Lo spavento che hanno, che abbiamo vissuto, vale più di mille punizioni.

Quando ripenso a quei momenti, me lo ripeto sempre che avere confidenza con i ragazzi ti da una marcia in più. Me lo avevano detto i loro compagni che erano andati da soli nel bosco... Lo hanno detto a me, non ai prof... non potevo tradirli!


Un brivido

"Per fortuna è andata bene. Che storia però... cani rinselvatichiti che cacciano cinghiali nel bosco del Circeo! Mi viene da pensare solo che la natura trova sempre la sua via, è inevitabile. Abbiamo passato anni a fare piani di abbattimento per cinghiali e daini perché nel bosco non ci sono predatori. Gli erbivori sono diventati talmente tanti che stanno distruggendo la loro stessa casa. Vanno fermati. E qui, in pianura, lontano dalle montagne, la foresta è come tagliata via, separata dagli altri boschi da strade, case, recinti e campi agricoli. Non c’è modo che i lupi si spingano fin qui... Ci vogliono altri predatori! E i cani si sono organizzati, hanno imparato di nuovo a cacciare in branco. Hanno risvegliato i loro geni di lupo, spenti da 14.000 anni.
Che spettacolo! Uno spettacolo un po’ inquietante... ma pur sempre uno spettacolo.

Ed io? In tutto questo, io? Che sono stato spinto nel bosco, di notte, alla ricerca di quattro ragazzini fuori di testa?

Anche in me si è risvegliato qualcosa.
Saranno i geni dei cacciatori raccoglitori del Paleolitico che si sono “accesi” e mi hanno guidato... che fico che è stato!
Emozionante, di una emozione intensa! Stamattina ero una guida senza più passione ed ora sono un cacciatore raccoglitore con un entusiasmo nuovo!
Questa foresta non smette mai di farmi crescere...

Ed è bastato un brivido a risvegliarmi: un intenso brivido lungo la schiena!"


Latina, Dicembre 2020
Un grazie particolare a Giconda Bartolotta per la revisione del testo e per la collaborazione

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