Area archeologica di Privernum

ROSSO CAMILLA

C'è un uomo. C’è un fuoco. Un cerchio di pietre con al centro una fiamma. Una di quelle belle fiamme che servono a scaldare le fredde serate passate nel bosco o a cucinare quando si dorme fuori da una calda e accogliente casa.

- Vedi ragazza mia, guardo questa fiamma e penso a lei. Perché lei era così. Quando sei seduto al buio intorno ad una fiamma come questa, i tuoi occhi riescono a guardare solo lì, verso quella luce! È come se tutto quello che c'è intorno scomparisse. Tutti gli sguardi e le attenzioni sono rivolte a quel preciso punto. A quella fiamma. È come se ci fosse un muro invisibile che separa quello che è dentro quel cerchio di luce da tutto quello che ne rimane fuori. Lì, vicino a quella fiamma, ti senti al sicuro. Fuori, ci sono solo ombre e buio.
Lei, Camilla, era così. Era così che ti faceva sentire la sua presenza! Bellissima, altera, fiera, in groppa al suo cavallo. Sembrava invincibile. Ed era seguita da donne altrettanto magnifiche. Non si era mai vista una armata così, guidata da una donna che spandeva intorno forza e fiducia come mai prima d'allora era stato per i nostri popoli riuniti.

- Ma, oggi viviamo nei boschi, Nascosti come vermi, Con la paura che i romani di Enea ci prendano e facciano schiavi. Come è potuto accadere, se quell’armata era così magnifica?

- Per me vivere nei boschi non è “nascondersi”, non è una vergogna. È proprio nei boschi che Camilla ha cominciato la sua storia.
Suo padre, Metabo era il re di Privernum. Ma la sua smania di potere lo aveva condotto ad una sorta di pazzia. Tutti ormai lo chiamavano “il tiranno” perché ogni sua decisione portava morte e terrore nella città.
Scoppiò una rivolta, i cittadini di Priverno cacciarono via Metabo cercando di ammazzarlo. Così il re prese in braccio sua figlia e scappò via, verso il fiume Amaseno. Inseguito dal suo stesso popolo, arrivò al fiume e lo trovò gonfio per via delle ultime piogge. Non poteva guadarlo, bisognava attraversarlo a nuoto. Ma sua figlia, Camilla, era ancora solo una neonata. Così la avvolse in una corteccia, la legò ad una lancia e la scagliò sull'altra sponda del fiume. Poi la raggiunse a nuoto e la portò in salvo nei boschi.
I Privernesi, vedendo quel miracolo, capirono che la piccola era protetta da Diana, la dea della caccia. Così smisero di inseguire sia lei che Metabo, suo padre.
Una vita cominciata in un modo del genere non poteva terminare se non con la la Gloria eterna della morte in battaglia.
La madre di Camilla, Casmilla, era morta nel darla alla luce, così crebbe allevata solo dal padre, in mezzo ai boschi. Per mangiare dovevano andare a caccia, per vestirsi e riscaldarsi dovevano procurarsi pelli di animali. Camilla crebbe con arco, frecce e lancia come suoi unici amici. Solo i pastori dei Monti Lepini avevano contatto con i due esuli e ci raccontavano che il re stava crescendo sua figlia come una guerriera, vestita solo di pelle di tigre, invincibile forte e sapiente.
La leggenda di Camilla, la guerriera dei boschi, cresceva e la precedeva nella sua fama.
Anche perché, devi sapere, che il nostro popolo è nato nei boschi e tutto quanto viene da lì è per noi sacro e divino. Siamo un popolo di pastori e abbiamo sempre vagato tra queste montagne per sopravvivere. La città di Priverno è la nostra città più grande, è la nostra capitale, proprio perché la nostra terra è coperta più dalle volte degli alberi che dai tetti delle case.

Così quando Enea con la sua armata romana arrivarono in questa pianura e cercarono di varcare l’Amaseno, Camilla si presentò a Priverno offrendosi di guidare l'esercito che avrebbe ricacciato indietro gli invasori.
La regina guerriera, che fino ad allora era stata solo leggenda, divenne reale. Camilla apparve in sella ad un magnifico cavallo, seguita da un gruppo di altre donne cavaliere: le Amazzoni. Nella sua armatura rossa, sul suo cavallo, splendeva … bellissima ed invincibile.
La regina dei Volsci, protetta da Diana era tornata.
Così Privernum guidò un’armata composta da tutte le città Volsche e Latine che opponevano resistenza all’avanzata dei Romani in una grande battaglia nella quale Camilla era la testa dell'esercito.
Il popolo delle Matres, la cui discendenza era dettata dalle donne, sfidava il popolo dei Patres, la cui discendenza era dettata dagli uomini.
Un esercito guidato da donne contro un esercito guidato da uomini: dovevi vederla!
Quel giorno era proprio come questa fiamma: capelli rossi ricci, armatura, lancia, arco e spada, sembrava davvero invincibile, in sella al suo cavallo.
Invece, Camilla era umana. E, come tutte le cose umane, ha conosciuto la sua fine.
La sua tracotanza, “hybris” la chiamerebbero i greci, la tradì.
Nel campo di battaglia era la migliore, vinceva ogni scontro, inseguiva i suoi nemici, guidava gli assalti ma… non le bastava, voleva di più! Voleva la testa dell’esercito nemico. Voleva uccidere Corleo, il sacerdote di Cibele, la Dea Madre greca. Uno scontro tra Diana e Cibele nel quale Diana, protettrice di Camilla, doveva vincere...
Ma Arunte, un guerriero etrusco, cercava la stessa gloria. La osservò, la inseguì a lungo, cercando il momento giusto. E mentre Camilla inseguiva Corleo, Arunte scoccò una freccia che la trafisse dritta qui: al seno. Apollo stesso guidò quella freccia …
Morta Camilla l'entusiasmo dell'esercito calò e la battaglia fu persa.

- E …  i romani invasero le nostre terre… ed io e te ci rifugiammo nei boschi ....

- Tua madre era una delle Amazzoni, una guerriera a cavallo del seguito di Camilla. Non potevo accettare che tu, sua figlia, venissi allevata dai romani.
Così ti portai nei boschi, per allevarti io stesso, come fece Metabo. Se sono pastore di greggi, posso essere anche un allevatore di uomini, mi dissi.

- Ma, domani arriveremo a Privernum, città romana. Perché hai cambiato idea? Ti sei arreso?

- L'antica Privernum era lì sui monti, quella romana sorge in pianura. Hanno conquistato tutto, sono i signori di tutto quello che ci circonda. Addirittura, non hanno bisogno di città fortificate.
Sì, stiamo andando a Privernum perché ormai, bisogna ammetterlo, il buon governo dei Romani è riuscito a fare quello che nessun popolo prima aveva fatto: ha riunito tutte le nostre genti sotto un unico grande nome, ITALIA.
Quella di Camilla, ormai, è solo legenda... Racconta di quando in queste terre abitavamo noi, i Volsci, i pastori.
Ma ora non più. Ora siamo Italici, ed è così che dobbiamo sentirci…
Da domani, anche noi diventeremo romani ed abiteremo a Privernum, quella bellissima città che sorge sulle sponde dell’Amaseno.


Nel racconto di narra dell'antica città di Privernum e del mito che racconta della Città Volsca, prima che diventasse romana.
Se questa storia vi interessa, vi invitiamo a visitare il sito archeologico di Privernum ed il Museo Archeologico di Priverno. 
Per informazioni: www.privernomusei.it


Racconto d Marco Mastroleo
15 Dicembre 2018

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da un'idea di Marco Mastroleo

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