Viaggi nell'Agro Pontino - Vita Vitis Vinum

a proposito del libro di Mauro D’Arcangeli e Antonio Scarsella 
Intervista di Marco Mastroleo

In questo blog, fatto di passi, musiche e racconti, non poteva mancare una storia fatta di profumi e di sapori. 

E così, tra i libri pubblicati da Atlantide Editore, abbiamo voluto raccontare “Viaggi nell’Agro Pontino, Vita vitis vinuum”. Lo raccontiamo attraverso le parole di Antonio Scarsella, che abbiamo intervistato per farci raccontare questo libro davvero particolare.

- Antonio Scarsella, perché un romanzo e non una guida?

L’idea alla base del libro è legata all’identità culturale del territorio e non ad un intervento turistico. Un racconto definisce l’identità culturale di un territorio, meglio rispetto ad una guida. Ci siamo chiesti, qual è l’identità culturale di questa zona?
Da Velletri al Circeo… quali sono le nostre radici? 

Dopo aver effettuato una ricerca storica, abbiamo scoperto che l’identità di questa zona non va collocata al periodo della bonifica, come per lunghi decenni abbiamo pensato. Questo territorio aveva una identità definita già nel 500 a.C e si chiamava Latium Vetus.

- Quale elemento collega questa identità al vino?

Abbiamo capito che la nostra identità, dal 500 a.C. ad oggi, è stata tramandata attraverso due elementi: la viabilità e l’agricoltura. Quindi, il nostro spirito, nei secoli, ha viaggiato lungo tre strade: la pedemontana, l’Appia dal 300 a.C., poi di nuovo la pedemontana quando nell’800 d.c. l’Appia fu abbandonata ed infine la Severiana, ovvero la litoranea, che da Ostia, correva fino a Sabaudia ed a Terracina. 

satricum1SATRICUM, TEMPIO DELLA MATER MATUTA

Attorno a queste strade è nata l’altra identità, quella rurale, agricola. A Roma, non potevi far parte della vita pubblica e politica se non avevi un po’ di terra da coltivare. Questo territorio è stato il bacino agricolo principale per i senatori di Roma, soprattutto per il vino e per l’olio. I vini di questa zona erano molto rinomati a Roma: il Bellone, il Moscato di Terracina, il Nero Buono di Cori, il Cecubo coltivato a Sezze e nella Piana di Fondi...
I vigneti correvano e corrono, lungo la pedemontana e lungo la Severiana. 
La vite ha determinato la vita di questo territorio e lo ha delineato. 
Latina è figlia di questa cultura, una cultura latina e romana, fondata sull’agricoltura. Ed ecco che abbiamo due identità, il Latium, la cultura latina profonda e la Vitis!

- Quali sono i luoghi principali in cui è ambientata questa storia?

Il romanzo è collocato in due tempi: il tempo è una metafora, che viaggia su binari paralleli.
Nel tempo moderno, la storia è quella di un professore Olandese che, ogni anno, viene a scavare a Satricum con i suoi studenti. Gli scienziati non si limitano a scavare, si pongono il problema di conoscere il territorio e lo fanno attraverso il vino, seguendo le strade dell’antichità: viaggiano, seguendo le strade del vino, da Velletri a Giulianello, a Cori, e poi giù, fino a Terracina, dove incontrano i vitigni antichi che dicevamo prima. 
(NdR: come si chiama il professore protagonista del romanzo? Ve lo lascio scoprire… sappiate solo che è il pro pro nipote di un illustre viaggiatore …)

Parallelamente, sulle stesse strade, rivive un’altra storia, la storia di Tullio Flavio Apuleio, che cuce l’identità del territorio in epoca romana. Questa affascinante vicenda viene scoperta dagli archeologi presso l’archivio comunale di Sezze dove un documento del 1600, racconta della rivolta degli schiavi di Setia.

- Questa storia ve la lasciamo scoprire leggendo il romanzo…
Antonio, a che tipo di pubblico è rivolto questo libro?

Con Mauro D’Arcangeli, abbiamo avuto l’ambizione di rivolgerci rivolgerci ad un pubblico vasto, non solo agli appassionati di storia o di enologia, si rivolge ad un pubblico curioso, che ha voglia di “gustare” il territorio combinando storia e profumo di vino.

- … un vino che “sa di antico”, direi…
Così, su due piedi, ci suggerisci dei luoghi simbolo di questa storia? Luoghi in cui è possibile rivivere pezzi del racconto o che lo rappresentano?

A me vengono in mente, ovviamente Satricum ed il monumento naturale di Campo Soriano a Terracina, dove ora si coltiva di nuovo, come una volta, il moscato… altri?

Oltre a quelli che hai citato tu, vi indico due posti in cui è possibile associare buon vino a ricette della tradizione: Ristorante Da Checco, a Cori, dove il Nero Buono si sposa con i piatti coresi e l’Agriturismo La Valle dell’Usignolo dove è il Bellone che incontra il buon cibo dell’agro pontino.

CampoSorianoMONUMENTO NATURALE DI CAMPO SORIANO E VIGNETO CON MOSCATO

Grazie Antonio


Sinossi

«… Il vino dei Lepini sa di terra vulcanica e di profumi di bosco, la vite respira insieme agli olivi. Come le genti che vivono su quei monti è forte e gentile. Le colline da cui proveniva il vino degli imperatori continuano, abbracciate dal sole, a produrre nettare di vita e sogni alcolici. Quello di Satricum si nutre di storia, di tufo e dell’annuncio del mare. Il vino della Litoranea affonda le sue radici nella sabbia, nella duna. È dolce come il miele e odora di salsedine e di mito…»

Un romanzo che è un viaggio nei sentieri dell’Agro Pontino, seguendo illustri e antiche orme, lungo il filo conduttore del vino, secolare eccellenza e linfa vitale di queste terre. Il vino come sublimazione del rapporto dell’essere umano con il territorio e il paesaggio, sia dal punto di vista dell’appartenenza e del radicamento che della sua trasformazione, della mobilità degli uomini e delle idee. Un legame fatto dell’ancestrale vincolo tra uomo e natura e, in questo senso, i viaggi qui raccontati sono prima di tutto frutto di un percorso interiore, che dal territorio in cui vivono prendono vita ma che, inevitabilmente, finiscono per andare oltre fino ad appartenere a tutti e a tutti i luoghi.

Viaggi AgroPontino


Viaggi nell'Agro Pontino, Vita Vitis Vinum è acquistabile nelle principali librerie di Latina e Provincia o direttamente dal sito dell'Editore, spedizione gratuita con Corriere, consegna in 3-4 giorni lavorativi.

https://www.atlantideditore.it/prodotto/viaggi-nellagro-pontino/

Grazie a Dario Petti e ad Atlantide Editore per la disponibilità nella realizzazione di questi articoli

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da un'idea di Marco Mastroleo

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