I testimoni di Gea, parte 5

«“Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”. Questa frase riassume perfettamente il concetto di antropocentrismo e la nostra voglia di autodeterminazione. Se io sono come DIO, io POSSO TUTTO. Io, figlio di DIO, che è creatore del cielo e della terra, sono superiore rispetto a tutto quello che mi circonda, e il creato è al mio servizio! Vede, questa concezione, che gli scienziati chiamano “antropocentrica”, per migliaia di anni ci ha impedito di aprire gli occhi e di approfondire la nostra ricerca della verità. Potevamo arrivare già molti secoli fa alle conclusioni cui siamo arrivati oggi, se non avessimo accettato questa visione del mondo come l’unica possibile!».

«Non siete creazionisti, mi pare di capire… Però, se siamo parte di una rete, se siamo parte di GEA, e GEA è il superorganismo di cui parlate… beh, allora, da un certo punto di vista, GEA è Dio! Noi siamo suoi figli e da lui siamo stati creati… Solo, mi verrebbe da dire, secondo voi Dio non è “nell’alto dei cieli” ma qui, sulla terra!».

«Per i Cristiani che credono in GEA, è così. Dio è GEA, e agisce tramite l’evoluzione. Realizza il suo progetto usando l’evoluzione. Insomma, per i testimoni Cristiani, Dio crea attraverso l’Evoluzione, Dio è “la scintilla”, è “la mente” del progetto ma non “la mano”... “la mano” della Creazione è l’evoluzione! 
Rispetto la loro posizione. Ma io no, non credo di essere stato “CREATO” attraverso l’evoluzione… Penso di essermi EVOLUTO in quello che sono senza l’intervento di un “regista”. Penso che l’evoluzione agisca in maniera indipendente. Anzi, sono convinto che se non accettassimo totalmente il principio dell’evoluzione, ovvero dell’adattamento degli organismi all’ambiente, non potremmo comprendere GEA e quello che significa realmente».

«Quindi, i testimoni di GEA Cristiani, secondo lei, non sono veri testimoni di GEA! Avete già discriminazioni e correnti? Cominciamo bene…».

«In questa nostra conversazione, uno dei primi concetti che ho introdotto è stato: siamo tutti in ricerca! Anche i testimoni di GEA Cristiani...
Per questo, come le dicevo all’inizio, secondo noi, quasi tutti credono in GEA ma non l’hanno ancora capito. Vede, i Cristiani credono che Gesù sia il figlio di Dio, quindi parte della mente che ha creato il mondo… Bene, io credo che sia stato un profeta che ha raccontato, ben prima di noi, il concetto di rete. Gesù ha raccontato GEA quando ha detto che il suo unico comandamento era “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. È stato il primo messaggio di uguaglianza e fraternità. È stato il primo uomo ad affermare che tutti siamo uguali. Seguendo il suo messaggio, ad esempio, Francesco d’Assisi ha capito che tutti gli esseri viventi meritano rispetto e, a suo dire, sono figli di Dio. Io sono sempre stato un fan di Francesco. Aveva già intuito che il rispetto della natura, la ricerca di un rapporto con quella che noi chiamiamo GEA e che lui chiamava Creato, è fondamentale e porta ad una crescita spirituale... È alla luce di tutto ciò che diciamo che i Cristiani, pur senza saperlo, credono in quello che secondo noi è stato uno dei primi testimoni di GEA.
Ora, per tornare alla sua domanda… I testimoni di GEA Cristiani pensano che Dio sia GEA e che, per questo, noi siamo tutti figli di GEA e fratelli di Cristo. E qui sta la differenza tra me e loro: io non penso che GEA ci abbia creati e basta. Penso che GEA sia parte di noi, e che la creazione sia parte di noi perché si esprime attraverso l’evoluzione.
La creazione in GEA e l’evoluzione sono la stessa cosa. Per semplificare il concetto, loro credono che GEA ci abbia creati e che noi siamo il frutto finale del lungo percorso che ha portato a noi. Io, invece, credo che noi siamo solo una tappa, un momento, e che dopo di noi l’evoluzione porterà altri ospiti su GEA».

«Per capirci, loro pensano di essere figli di Dio, lei crede di “essere” Dio!».

«Io credo che l’evoluzione non sia finita, loro sì. Ovvero, io mi sento parte di un percorso, loro il capolinea!
Su una cosa però siamo tutti d’accordo! In questa rete, in GEA, noi persone umane abbiamo un ruolo speciale. E responsabilità maggiori rispetto agli altri componenti.
Crediamo che l’uomo, con la magnifica combinazione di mani, cervello e camminata bipede, sia un nodo speciale della rete di GEA. Siamo gli unici animali che abitano in tutti gli ambienti della Terra, abbiamo grandi capacità di comunicare e costruire. Abbiamo la capacità di modificare l’ambiente che ci circonda in modo estremamente più potente di qualunque altro organismo vivente in GEA. E, infine, siamo diversi per il motivo per cui siamo qui ora: ci poniamo delle domande diverse dalle, pur necessarie, “cosa mangerò oggi?” o “riuscirò a riprodurmi?”.
Questa grande capacità, questo nostro essere speciali, allo stesso tempo, ci dà grandissime responsabilità».

«Sta tornando sull’aspetto delle responsabilità... E capisco cosa intende. Il vostro è un messaggio ambientalista! La connessione con la Terra, le persone umane e non umane… Siete stati definiti gli “hippy del nuovo millennio”. E non a caso. E pare anche che questo aspetto sia quello che, di voi, piace più al grande pubblico. Mi può spiegare meglio come si concilia il vostro “essere parte di GEA” con le manifestazioni che tanto hanno fatto parlare di voi? Con l’ambientalismo del secondo millennio?».

Da cinque sei anni a questa parte, tutti i post ambientalisti, tutti gli slogan, tutte le raccolte fondi, soprattutto tutte le raccolte fondi, hanno avuto un “brand” unico!
Nel 2019 è esploso il fenomeno Greta Thunberg. Era tutto un “menomale che Greta c’è”, “viva Greta Thunberg”, “doveva arrivare una ragazzina abile con i media per spiegarci che il clima è cambiato?”. Sembrava che tutto l’ambientalismo mondiale girasse intorno alla figura di questa Greta. Chissà, poi, chi c’era dietro questa Greta… 

Comunque… Da qualche anno a questa parte, invece, tutti i movimenti ambientalisti parlano solo ed esclusivamente di GEA: eventi, feste, raduni, post sui social… Una vera mania!
Il nome GEA era presente anche in cose poco nobili, anche in cose evidentemente macchinate. Anche in eventi abbastanza ambigui, c’era GEA... Come nei raduni dei naturisti. Quelli sì che hanno fatto discutere! È che ’sta cosa della rete, del contatto con la terra, ha scatenato tutti, in interpretazioni più o meno fantasiose. Si spazia facilmente da notizie in prima pagina che parlano di cinquantamila manifestanti radunati a Roma per marciare in nome di GEA, a trenta idioti completamente nudi che fanno irruzione in una spiaggia affollata urlando che bisogna riscoprire il contatto con GEA, che la nostra Madre ci vuole così come ci ha creati!
E, aggiungo, la cosa che mi ha urtato di più è stata la creazione di un marchio ambientalista che pretende di “certificare” tutti i prodotti in commercio con una scala da zero a dieci di “vicinanza a GEA”. Una specie di GEA footprint… una mossa commerciale vile e bassa che, secondo me, ha solo lo scopo di recuperare soldi sfruttando la credulità della gente!

«Sì, capisco cosa dice. Alcune manifestazioni sono state abbastanza ambigue. Non le giustifico e non le approvo, per niente. Sembra che sia praticamente inevitabile che, ogni volta che un nuovo culto prende piede, arrivi qualcuno che voglia sfruttare la visibilità del culto stesso per farsi gli affari propri. Le assicuro che non abbiamo niente a che fare con le esagerazioni che si sono viste in giro. D’altra parte, se ci pensa bene, quando i Cristiani hanno istituito la festa del Natale non pensavano al Babbo Natale vestito di rosso della Coca Cola o alla ressa nei centri commerciali per comprare letteralmente di tutto in una sorta di delirio collettivo! I culti, le fedi, le religioni, nascono e basta. È poi l’indole dell’uomo che le deforma. Siamo fatti così, non possiamo negarlo…
Invece, e lo dico con un pizzico di orgoglio, da quando abbiamo scoperto il nostro legame con GEA, sono aumentate tantissimo le persone che stanno molto attente all’impatto delle loro azioni, alla loro responsabilità nei confronti di GEA. Sono aumentate le imprese green, le manifestazioni pacifiste… La cultura stessa del pacifismo ha assunto un altro valore. È, per così dire, più consapevole! E poi, deve ammetterlo anche lei, quanto è bello, nel 2040, vedere gente che si raduna sulla spiaggia, in silenzio, per godere dello spettacolo del tramonto! O quanto è bello sapere che alcuni gruppi si radunano poco prima dell’alba e, al sorgere del sole, si scambiano un abbraccio e d iniziano la giornata felici! Nel 2040, capisce? È bellissimo! Prima della scoperta di GEA, sembrava che le emozioni, la socialità, la vita intera, dovessero e potessero svolgersi solo ed esclusivamente dietro lo schermo di uno smartphone o di un tablet. Abbiamo riportato l’umanità agli uomini. E ne sono fiero!».

Stavolta m’ha fregato! Lo ammetto. 
’Stò Zanna Bianca è più scaltro del previsto. Devo riconoscere che non avevo mai considerato questo punto di vista… Ma non mollo. Voglio arrivare fino in fondo!

«Un’altra domanda insidiosa: secondo quanto mi ha detto, l’uomo è l’essere più importante in GEA, ma, allo stesso tempo, è anche quello che più la danneggia. Lei parla di responsabilità, e capisco: alcuni esseri umani credono in GEA, e, ognuno a modo suo, responsabilmente cercano di convivere nella rete; altri no, e, non preoccupandosi delle loro azioni, la danneggiano. Alla base di questo ragionamento c’è l’ammissione del fatto che non tutti gli uomini sono uguali, che invece è quanto lei ha affermato prima, dicendo che tutti siamo parte di GEA. Potrebbe spiegarmi?».

«Per essere precisi, Io le ho detto che tutti facciamo parte di GEA, ma non che tutti abbiamo la percezione di farne parte. Ne deriva un’altra constatazione. Tutti gli uomini sono potenzialmente uguali, ma in realtà non lo sono. Mi spiego meglio. Geneticamente siamo tutti uguali: stessa specie, stesse caratteristiche, siamo bipedi, abbiamo le mani, abbiamo un grande cervello, e così via. Però, alcuni di noi sono molto abili con le mani, altri lo sono con la mente, altri corrono meglio... E questo rientra perfettamente nel concetto di biodiversità e variabilità che sta alla base dell’evoluzione. Se tutti fossimo esattamente uguali, cioè, se non ci fosse nessuna differenza tra di noi, non saremmo individui ma cloni! L’evoluzione invece opera attraverso la variabilità. GEA permette che ci siano delle differenze tra un individuo e l’altro perché quelle differenze potrebbero rivelarsi determinanti per la sopravvivenza in un particolare ambiente o in una particolare situazione. È la biodiversità, come dicevo. Ed è indispensabile, davvero! Anche gli uomini sono tutti diversi tra loro, alcuni hanno capacità cognitive maggiori o particolari rispetto ad altri. Quello che abbiamo imparato conoscendo GEA è che, rispetto al concetto generale “amatevi gli uni gli altri” proprio del Cristianesimo, essere consapevoli di far parte di una rete ci permette di rispettarci davvero l’un l’altro, fino in fondo! Perché la COSCIENZA di GEA presuppone la CONOSCENZA del fatto che ognuno, in GEA, ha un suo compito ed occupa il suo posto. Nessuno è superiore e nessuno è inferiore, ognuno ha un compito e permette a GEA di esistere. La COSCIENZA, intesa in questo modo, non impone niente, non costringe nessuno a rispettare comportamenti codificati solo perché Dio l’ha detto… Semplicemente mette ognuno di noi di fronte ad una evidenza: siamo tutti parte della stessa rete, siamo interconnessi! E questo rispetto, questa COSCIENZA di unità in una COMUNITÀ, è alla base di quello che lei ha chiamato ambientalismo. Se siamo tutti connessi, non possiamo metterci su un piedistallo e decidere della vita e della morte degli altri componenti della rete con la superficialità con cui lo facciamo ora. Se facciamo del male alla rete, a GEA, facciamo del male a noi stessi… perché NOI SIAMO GEA!».

«Siete vegetariani? A sentire questi discorsi mi viene da pensare che non possiate uccidere altri animali per mangiarli, perché sarebbe come uccidere voi stessi. È così?».

Mi sono accorto di quanto fosse diventato enorme questo fenomeno dei testimoni di GEA quando, un giorno, attraversando l’agro romano e pontino, ho visto letteralmente una marea di cartelli con su scritto: GIARDINO DI GEA.
Erano ovunque! Sui cancelli delle ville, all’ingresso delle aziende agricole. Ce n’era uno per ogni strada!
Vivendo in città non me ne ero mai reso conto, non mi ero accorto di quanto fosse diventato capillare questo fenomeno. Mi hanno raccontato che i giardini erano parte di una rete diffusa in tutto il mondo. I “testimoni” erano ovunque e si radunavano nei giardini, dove, attraverso attività come la realizzazione e la cura degli orti, le passeggiate nel bosco, delle semplici serate intorno al fuoco, entravano “in contatto con GEA”. Una sorta di messa laica e senza sacerdoti, e i giardini erano una sorta di chiese. Lì ho capito che un fenomeno di proporzioni così gigantesche doveva nascondere degli interessi economici forti. È così che ho deciso di indagare, la cosa mi puzzava troppo!

« Non siamo vegetariani. Cioè, alcuni di noi lo sono ma, in generale, sulla Terra tutti i predatori si cibano di prede. Quindi, perché noi uomini non dovremmo? Ciò che è importante, secondo noi, è farlo in maniera responsabile, senza esagerare e rispettando chi dà la vita perché noi possiamo sfamarci. Per esempio, ci teniamo al fatto che gli animali da macello vengano “salutati” e “ringraziati” per il loro sacrificio e, soprattutto, che vengano trattati bene durante la vita. Non mangiamo carne di animali cresciuti in allevamenti intensivi o in gabbie troppo strette. Se possibile, compriamo la carne di animali allevati nei GIARDINI DI GEA. Chi apre un giardino si impegna a rispettare tutto quello che la comunità raccomanda. Insomma, anche quando ci cibiamo, cerchiamo di non dimenticare di essere tutti connessi, anche con il cibo che consumiamo…».

Se fa presto a esse connessi co ’na bella fiorentina!
Ecco un altro business. L’ha ammesso! Esiste! È dietro questa enorme catena dei giardini. Chissà quanti soldi girano dietro ’sta cosa?! Devo indagare meglio, ci scriverò un articolo.
Per ora andiamo avanti…

«Abbiamo parlato del far parte della rete, abbiamo parlato dei nodi della rete ma ancora non capisco come fanno i nodi della rete a tenersi insieme! Quali sono i fili della rete? Dobbiamo immaginarci una sorta di ragnatela invisibile? Come comunicano i componenti? È una rete wireless, o cosa? E, soprattutto, come avete fatto a capire quali meccanismi usa?».

«Geni ed energia. Energie cosmiche, fisica dei quanti e, più in concreto e “tangibile”, DNA. Si potrebbe quasi dire che, a livello macroscopico, i nostri geni sono GEA, e mettono in comunicazione tutti gli esseri viventi.
Le informazioni contenute nei geni racchiudono la nostra storia, ci permettono di adattarci, di mutare, di mangiare questo o quel cibo. Se GEA fosse una storia da leggere, i geni sarebbero la lingua che usa per raccontare questa storia agli esseri viventi. 
Tra gli esseri viventi e la Terra, la parte minerale della Terra, invece, esiste una rete più impalpabile, più difficile da decifrare, che lavora a livello molecolare, microparticolare. Sono le particelle essenziali, sono i quanti – che la Fisica sta decifrando – a mettere tutti noi in comunicazione con la Terra e con l’Universo.
I fisici affermano che alla base dell’architettura dell’Universo ci sono tre elementi: quark, protoni e gluoni, che sono sempre gli stessi, dalle origini dell’Universo ad oggi, e compongono gli atomi di tutta la materia. Ecco, queste sono le fibre della rete, sono GEA, sono la nostra anima!».

«Mi sta dicendo che GEA è universale? GEA “esce” dalla Terra? Se comunica con il resto dell’Universo, forse non è solo qui sulla Terra…».

«Penso che nessuno scienziato sia in grado di dare una risposta del genere, oggi. Ma “l’essenza della materia”, la “risposta” di cui stiamo parlando, è ciò che stanno cercando al CERN di Ginevra e con gli altri acceleratori di particelle. Le ripeto che, al momento, non siamo in grado di rispondere. La questione è molto più grande di noi. Ma, lo ammetto, mi piace pensare che GEA sia sulla Terra e che comunichi con altre GEA su altri pianeti, nel resto dell’Universo. È affascinante, non crede?».

Eh, pure gli extraterrestri mo! Se la condiscono bene la minestra, ’sti furbi! Pescano dappertutto: nei Cristiani, negli atei, negli ambientalisti… Ed ora, con questa mossa, pure nei fisici teorici. Vogliono creare una religione, un movimento mondiale che piaccia a tutti. Universale, oserei dire. Devo ammettere che non avevo capito che fossero così furbi! Che puntassero così in alto. 

Eppure, caro EL, un punto debole dovrai pure averlo. E io lo voglio trovare. Sto qui, aspetto, con i denti serrati sul tuo bel sederone da lupetto. Caro il mio Zanna Bianca, il Bull non molla… 

GNAM!

«Tutti questi discorsi sull’Universo mi fanno tornare alla mente un concetto che abbiamo lasciato in disparte prima. Ora che so cos’è GEA, mi può finalmente dire cosa è l’anima per voi?
Mi ha fatto capire che credete nella scienza, che amate la genetica e la fisica delle particelle. E l’anima? È un concetto del tutto religioso. Che parla del non percepibile!».

«È la domanda che ci fanno più spesso: credete nella reincarnazione dell’anima? Credete nella vita oltre la morte? Che fine facciamo quando terminiamo la nostra vita sulla Terra? E così via. 
Come le dicevo all’inizio, tra i testimoni di GEA ci sono anche dei Cristiani. Per loro la risposta è ovvia: c’è una vita dopo la morte, c’è quella che loro chiamano la “grazia di Dio”, ovvero il paradiso, uno spazio nel quale l’anima può passare ad un livello superiore, entrare in contatto con DIO. Una specie di “altra dimensione”. Altri di noi, i non Cristiani, hanno altri punti di vista. Non abbiamo una visione unica!»

«Avrete qualcosa in comune, immagino…».

« Sì, certo. La morte è la fine del nostro percorso sulla Terra. La fine del percorso del nostro corpo. Quello che viene dopo è legato all’anima. È un altro argomento».

«Lei come la pensa? Qual è la sua visione?».

«Io, personalmente? Una volta terminata la vita, il corpo ha esaurito la sua funzione in GEA. Il passaggio in GEA è avvenuto, il nostro ruolo è concluso: i nostri geni sono stati messi in circolo, abbiamo prodotto la nostra forma di entropia ed abbiamo scambiato molecole con il resto del pianeta. Perché la nostra parte la giochiamo nel corso della vita, con la riproduzione, l’alimentazione, la partecipazione eccetera... In ogni momento della nostra esistenza, come abbiamo detto, siamo in contatto con GEA. Per cui non abbiamo bisogno di pensare che dopo la morte ci possa essere un’altra vita. La nostra vita è adesso, ed è adesso che dobbiamo viverla al meglio, per essere parte attiva di GEA. Sono troppo pragmatico per lei? L’ho delusa?».

« Ah ah ah! No, no, non mi ha deluso! Mi chiedevo, però… Come fate a far convivere queste due visioni? Da quanto ho letto su di voi, avete un rito “di passaggio”, una cerimonia funebre. È questo che vi accomuna?».

«Sì, infatti. Esatto. Se abbiamo capito bene cosa vuol dire essere parte di GEA, è facile intuire che il rito migliore di sepoltura è l’inumazione. Se veniamo inumati, entriamo in contatto diretto con la terra, possiamo materialmente ritornare alla terra, rientrare nel circolo della vita del pianeta attraverso gli organismi decompositori. Le molecole del nostro corpo diventano, fisicamente, parte di GEA. E così, anche la nostra anima si disperde in GEA… 
Però, sappiamo anche che siamo troppi: troppi uomini abitano questo pianeta e, pensare di poter inumare tutti significa pensare di usare tantissimo spazio, tantissima terra, solo per permettere questo passaggio. Non c’è così tanto spazio e, soprattutto, non ci piace l’idea di utilizzare troppa terra in questo modo. Preferiamo che venga usata per piantare alberi o produrre buon cibo…».

«E quindi? Come si risolve questo problema? È una contraddizione…».

«Torno a dire, secondo noi il rapporto con GEA avviene soprattutto durante la vita. Innanzitutto, noi partecipiamo in GEA riproducendoci e, quindi, rimettendo in circolo i nostri geni; partecipiamo agendo in linea con l’armonia di GEA, quindi mettendo in circolo energie e pensieri positivi; partecipiamo preoccupandoci di salvaguardare gli ambienti naturali e gli altri abitanti di GEA, eccetera. Ovvero, il nostro passaggio avviene soprattutto nel corso della nostra vita. I Cristiani dicono “ama il prossimo tuo come te stesso”, il che è in linea con GEA, lo ricordavo prima. I non Cristiani vanno anche oltre, dicono “ama il mondo tuo come te stesso” e partecipa in GEA! Se vivi così, la morte diventa una formalità…».

«Una formalità?».

«Sì, non mi fraintenda! Voglio dire che, se si vive così, si può morire in pace, senza preoccuparsi di come avverrà il passaggio in GEA alla fine della vita. Quindi, vista in questo modo, anche la cremazione va bene. Se si vive nelle città, luoghi affollati con poco spazio e poco suolo, scegliere la cremazione è la cosa più intelligente, secondo me. 
Anche con la cremazione, però, rimane un punto fermo. È il nostro rito, la nostra forma per marcare la nostra appartenenza a GEA: i testimoni di GEA spargono le loro ceneri in natura. Per noi la morte è solo il termine del nostro percorso corporeo. La nostra anima, la nostra energia, quello che abbiamo fatto in vita continuerà a risuonare in GEA per sempre. I testimoni di GEA continuano a vivere in GEA anche dopo la morte!
Eppure, visto il ruolo cruciale che ha il nostro corpo nel “contatto” con GEA e con i suoi abitanti, con gli altri uomini, con i nostri cari, con tutto l’ambiente che ci circonda, sappiamo che “salutare il corpo” ha una importanza fondamentale per gli uomini, è un momento ricchissimo di emozione. Quindi salutiamo i nostri defunti compiendo un gesto simbolico e liberatorio: spargiamo le loro ceneri in natura, in un luogo al quale erano particolarmente legati, un luogo nel quale sentivano particolarmente forte il loro legame con GEA. È un rito bellissimo, perché lo viviamo con una festa, sempre diversa perché organizzata dai cari del defunto nel rispetto di ciò che egli è stato in vita, scegliendo riti, musiche e cibi che ne hanno caratterizzato il passaggio in GEA. Per intenderci, non è un funerale, è la “festa del ritorno in GEA”».

«Perché tenete tanto a questo gesto? Perché distribuire le ceneri in natura? Alcuni di voi hanno addirittura fatto un altro passaggio. Hanno “esposto” i cadaveri alla decomposizione in natura, hanno abbandonato i corpi dei loro cari in un bosco o su una scogliera… Perché? Davvero non capisco, mi è sembrata una cosa un po’ macabra. Di cattivo gusto, ecco!».

«Beh, sì! L’esposizione è un atto davvero estremo. Ma noi non abbiamo “il corpo di guardia dei testimoni di GEA”, non controlliamo tutto quello che fanno i seguaci di GEA. È vero, alcuni di loro hanno dato una interpretazione un po’ “estrema” alla nostra filosofia… In linea di principio è giusto: quale miglior modo per tornare in GEA se non attraverso l’esposizione? Mettere il corpo a totale disposizione di GEA, tornare ad esserne parte nella maniera più naturale possibile, come è sempre stato in natura! In fondo, l’uomo è l’unico animale che seppellisce i propri morti e lo fa perché crede in una vita dopo la morte. Ma, nel momento in cui comincia a credere che il passaggio alla vita dopo la morte avvenga attraverso la dissoluzione del corpo, la trasformazione dell’energia vitale… allora, perché non farlo avvenire come avviene in natura? Anche alcuni popoli himalayani lo fanno: abbandonano i loro defunti in cima alle montagne affinché gli avvoltoi portino le loro anime in cielo, passando attraverso i loro corpi. Gli elefanti hanno dei cimiteri, nei quali vanno a morire, decomponendosi. È, nel mondo animale, la cosa che somiglia di più ai riti funerari umani…».

Qui, caro EL, vi rischiate tutto! Da quando vi seguo, è proprio su questo punto che vi ho visti vacillare di più. Non avete “il corpo di guardia”, come lo chiami tu? Beh, fatelo! Quello che si comincia a vedere in giro è davvero scandaloso. Questo “tornare in GEA” vi sta sfuggendo di mano. 
Proprio due giorni fa, mentre preparavo l’intervista, ho letto il post di un tizio che diceva di aver salutato sua moglie portandola in cima alla loro montagna preferita. Nei vari commenti ce n’era uno che chiedeva se avesse preferito le ceneri o l’esposizione, e lui, candidamente, ha dichiarato che l’aveva lasciata “esposta a GEA”. Per fortuna la polizia postale controlla questi idioti e, dopo un accertamento, ha arrestato lui e cremato d’ufficio lei. 
E, purtroppo, non è stato un caso isolato. Abbondano, in rete, gli idioti così. Abbondano. 
Ed ora EL, ora che sei qui, dovrai giustificarti per aver dato inizio ad un’isteria collettiva del genere!
Ecco il mio affondo… il morso letale. 
GNAM! 

«Ma non va bene, lo capisce? Se tutti cominciassero ad abbandonare corpi in giro per il mondo sarebbe un disastro, tornerebbero a diffondersi un sacco di malattie! È immorale!».

«Certo che lo capiamo! È per questo che non pensiamo che sia la strada migliore per tornare in GEA. Le stavo solo spiegando perché alcuni seguaci lo hanno fatto.
Noi preferiamo il rito delle ceneri. Perché? Perché in questo modo le ceneri possono tornare nel ciclo vitale di GEA, nutrire una pianta, un’alga, un pezzo di foresta... Quelle molecole tornano direttamente in GEA. Per questo bisogna spargere le ceneri!
Preferiamo la cremazione alla sepoltura perché, rispetto a questo principio, al tornare in GEA, diamo precedenza ad un altro principio: la priorità! Noi uomini dobbiamo lasciare più spazio agli altri abitanti di GEA. Ne occupiamo già tanto, troppo, in vita, che preferiamo non occupare spazio anche dopo la morte. Preferiamo lasciare spazio, sulla terra, ad altre attività, non sprecandone con la costruzione di cimiteri ed altri luoghi simili dove si pratica il culto dei corpi».

«Chiaro! Grazie. Ho sanato molti miei dubbi. Cosa mi dice però di chi, praticando l’esposizione, trasgredisce la legge? Come vi comportate?».

«Lasciamo che le autorità facciano il loro mestiere. Chi trasgredisce deve essere punito. A volte, se lo scopriamo prima delle autorità, lo segnaliamo noi stessi. Vede, il principio è semplice: in qualunque sua accezione, la rete si fonda su delle regole, se si trasgrediscono, la rete non riesce a stare in piedi. Questo vale anche per le regole che si danno gli uomini. Se una regola non è giusta, si lotta per cambiarla, non si trasgredisce e basta».

Mi hai fregato, lo ammetto, non potevi uscirne meglio. Ve la siete studiata bene, la cosa.
Saltella e sfugge Zanna Bianca… Porca vacca!


Marco Mastroleo, Latina 21/02/2021

con la revisione editoriale di Gioconda Bartolotta

Se questo capitolo vi è piaciuto, vi aspetto la prossima Domenica per il Capitolo 11, continuerà il viaggio sull'Isola di Ponza...
(il programma completo delle uscite è su www.clorofilia.org).

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Ringraziamenti:

Come sempre, Grazie a Giulia Santoro per il supporto ed i consigli.

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