Epilogo

Ho come un peso sullo stomaco, come quelle cose che sai di dover fare ma non ne hai voglia. Sono partito con la lancia in resta, in questa indagine, eppure adesso, che sono ad un attimo dalla vittoria, ora che devo sferrare l’ultimo colpo, ora che, da mastino quale sono, ho Zanna Bianca in pugno, non riesco a dare la stretta finale. Sono un mastino con la mascella afflosciata, sono una lancia spuntata!

Porca vacca. Che mi prende?

Forse è meglio fare un passo indietro. E riprendere da dove ho lasciato.

Dopo l’intervista con EL, Aurelio Belcanto, ho continuato ad indagare. Ho messo insieme altri pezzi.

Aurelio Belcanto ha studiato a Roma. I suoi compagni di Università dichiarano che fosse molto amico di un certo Michele. Indago su Michele e scopro che si tratta di un ecologo, tale Michele Altamura. Pare che i due fossero pappa e ciccia, inseparabili.

Michele Altamura ha scritto una tesi di laurea sui cambiamenti climatici ed il loro effetto sull’ecologia delle isole del Mediterraneo. Aurelio invece, laureato in Antropologia Culturale, ha scritto una tesi sulla percezione dei grandi fenomeni da parte dell’uomo. In particolare, l’ultimo capitolo parlava della nostra incapacità, come specie, di comprendere fenomeni grandi e complessi come il cambiamento climatico in atto.

Si sono laureati nel 2015 e poi, dal 2016, nessuno ha più avuto notizie di loro, in Università. Scomparsi.

Ma non per la Rete. È questo il bello del web, nessuno è invisibile!

Ho cercato articoli scientifici e post sui social. Due mesi di lavoro e di indagini, ma alla fine li ho beccati. Hanno scritto una cosa strampalata sul recupero di un acquedotto romano sull’isola di Ponza.

Tornava, tornava alla grande! La tesi di Michele parlava di Ponza e del suo ecosistema, la tesi di Aurelio parlava di come poter rappresentare su piccola scala, ad esempio in un’isola, le azioni necessarie per adattarsi al cambiamento climatico. Sarebbe stato utilissimo per far capire alla gente che impatto possono avere le nostre azioni. Teorizzava l’uso di un’isola “laboratorio”... Ponza era perfetta! Piccola il giusto e raggiungibile da Roma con un semplice aliscafo.

Le briciole che i due Pollicino hanno lasciato portano a Ponza! Ed è lì che sto andando adesso.

Però…

Appena salito a bordo dell’aliscafo elettrico, il mio umore è cambiato. Ho letto, in grande, sulla prua della nave “progetto Clorofilìa” e… cazzo! Che idiota! Come ho fatto a non pensarci prima? Tutto preso dalla mia rabbia da mastino del giornalismo, non ho fatto l’unico collegamento che andava fatto: i Testimoni di GEA e gli scienziati del “progetto Clorofilìa” sono le stesse persone!

Sono a pezzi!

E come se non bastasse, i due passeggeri a fianco a me non fanno altro che ripetere che proprio non riescono a capire dove abbiano preso i soldi per realizzare questo progetto, gli scienziati di Clorofilìa.

Eh, lo so io, lo so! Dai fondi raccolti dai Testimoni di GEA, ecco da dove. È ovvio!

E ora che stiamo arrivando a Ponza, sono… sono… sono come quella macchia rossa su quella falesia bianca, quella macchia rossa che sembra un cuore, lì, su quella parete in cima alla spiaggia. Un cuore che sanguina e va in pezzi. Così mi sento la testa, mentre arrivo a Ponza con questa nave elettrica.

Da una parte, vorrei denunciare questa sorta di truffa, questo imbroglio, questa religione finta, che Aurelio ed i suoi amici si sono inventati. Dall’altra… che spettacolo il “progetto Clorofilìa”!

La cosa più bella che sia mai stata fatta in Italia negli ultimi anni. Una rivoluzione! Tutto il mondo parla del “modello Ponza” e dei geni che hanno saputo trasformare quest’isola in un laboratorio a cielo aperto. Una miniatura del progetto di resilienza che bisognerebbe applicare in tutto il mondo. Il sogno di ogni ambientalista!

E che idiota che sono… Ci potevo arrivare! Ponza è anche il più grande tempio dedicato al culto di GEA che sia mai stato concepito.

Non posso sputtanare persone che stimo infinitamente.

E il mio giornalismo d’assalto? La mia super inchiesta? Muore così?

Sono veramente a pezzi… Come quel cuore rosso sulla pietra bianca che ti accoglie quando arrivi a Ponza.

Gnam?...

 

Aurelio e Michele, dopo aver lasciato il gruppo in gelateria, mentre continuano a consultare freneticamente lo smartphone, con andamento agitato cominciano a camminare verso la banchina dove approdano gli aliscafi.

– Aurè, vuoi che venga con te?

– No, Michè, ci penso io. È una cosa che voglio sistemare io. È un duello che voglio chiudere io.

– Pacificamente, vero Aurè?

—Ti voglio bene Michè, sei troppo forte… Certo, certo, pacificamente, certo.

– Comunque ‘sta APP di Ugo che elabora i movimenti delle persone che vuoi tenere sotto controllo è una figata! È grazie alla APP che abbiamo saputo che stava venendo sull’isola.

—Sì, beh, qualche dubbio etico ce l’ho su ’sta APP. Però, vabbè, adesso devo pensare ad altro. Vado.

– Ciao Aurè, stai attento. Ti aspettiamo a casa.

L’aliscafo attracca, silenzioso come al solito. La gente comincia a scendere. Aurelio si fa notare, muove le braccia e indica il Bar del Porto. Si incammina e si lascia seguire.

Chissà perché, tutta la rabbia e l’agonismo che ho provato durante tutti questi mesi, l’adrenalina, che già durante il viaggio era calata di molto, una volta sceso sull’isola, appena ho visto Aurelio che si sbracciava lì su quella banchina, sono svaniti!

L’ho seguito nel bar e, quando me lo sono trovato davanti, l’unica cosa che sono riuscito a chiedergli è stato perché si facesse chiamare così…

– Prima di tutto, Aurelio, toglimi una curiosità: perché “EL”?

– Avrai pensato al nome di Dio in ebraico, vero?

– Eh sì.

– Ah ah ah. In realtà la risposta è molto più “terra terra”! Quando sono arrivato, la signora Maria, da cui ho preso in affitto la casa qui a Ponza, mi chiamava sempre, urlando, “AureElio”, calcando in maniera così forte l’accento sulla E che del mio nome si sentiva una cosa tipo “A…EL…”. Sembrava che mi chiamasse “A’EL”, coso... Io ridevo sempre… Così, quando ho dovuto darmi, per così dire, un nome d’arte, ho deciso di chiamarmi “EL”. Faceva fico, misterioso, mistico, antico… divino! E a me faceva ridere. Era perfetto!

– Bella storia, sì. “A’EL”! Toglimi un’altra curiosità: come facevi a sapere che stavo arrivando, che ero proprio su questo aliscafo e che venivo qui proprio per te?

– Sono o non sono uno sciamano? Non è così che mi hai chiamato più volte? Ecco, ho fatto una magia! Ho letto le vibrazioni dell’atmosfera ed ho chiesto agli uccelli di monitorare il cielo per conto mio. Siamo interconnessi, no?

– Ah ah ah. Ok, capito, mi sono fatto sgamare in qualche modo! Vabbè, adesso che ti ho beccato, che si fa?

–Beh, Giorgio Calpurnia, giornalista d’assalto, come vedi, anche noi ti abbiamo beccato. Sapevamo che stavi arrivando perché ti abbiamo monitorato, abbiamo letto il tuo blog, tutte le tue suggestioni ed i tuoi commenti. Sapevamo che non ti saresti accontentato dell’intervista e ti abbiamo aspettato. Ora che sei qui, l’unica cosa che mi viene da dirti è: BENVENUTO IN GEA!

– Ah! Proprio così? Di getto? Tutto finito?

– No, Giorgio. Siamo ancora solo all’inizio. Cercavi una storia? Beh, l’hai trovata. Ora, se hai pazienza, ti racconteremo tutto. Sono tutti a casa, nel borghetto di Santa Maria, che ti aspettano. Abbiamo appena finito il nostro viaggio della memoria, abbiamo tutto fresco in mente. Siamo pronti a raccontare. Tu, hai voglia di scrivere?

– Sono pronto, sono curioso. Eccomi!


P.S.:

Li avevo cercati per demolirli, per svelare l’ennesima “web-truffa” e, invece, mi hanno convertito, se così si può dire... 

Mi hanno conquistato, con la loro storia, con il loro entusiasmo, con la passione e la costanza con cui sono riusciti a portare avanti questo progetto, il “progetto Clorofilìa”.

Non so ancora se questa storia dei Testimoni di GEA gliela perdonerò mai. In fondo, è una piccola frode. Però, ormai, faccio parte anche io del loro gruppo: NOI siamo Clorofilia!

Per questo ho deciso di raccontare questa storia e di raccontare questo viaggio, che la riassume. Perché per una volta, in un mondo tutto incentrato sull’individualismo e sul negazionismo, ha vinto la scienza, ha vinto il gruppo, ha vinto la Comunità, ha vinto l’umanità! Cosa sarebbero gli uomini se non vivessero in comunità?

Buona vita.

Giorgio


Nota dell’Autore

Nel capitolo 13 Francesca corre a “fare un salto” nella libreria “Il Brigantino”. Qualche mese dopo aver terminato la scrittura di questo capitolo, a luglio 2020, ho scoperto che la storica libreria della Famiglia Mazzella ha chiuso. Ed io che pensavo che potesse addirittura arrivare al 2040! Nel mio immaginario non può esistere Ponza senza la libreria “Il Brigantino”, fonte di scoperte e di nuovi punti di vista. La realtà non è così, il che rende questo mio punto di vista stranamente “fantascientifico”, in senso lato. E quindi ho deciso di lasciarla lì, la libreria, ché sopravviva fino al 2040, almeno nei miei sogni!


Marco Mastroleo, Latina 21/03/2021, primo giorno di Primavera

con la revisione editoriale di Gioconda Bartolotta

Tutta la storia è disponibile su www.clorofilia.org

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RINGRAZIAMENTI FINALI

Questo racconto in 14 puntate ha avuto una gestazione lunghissima, è "in cantiere" da quasi tre anni!
Oggi, pubblicando quest'ultima puntata, mi sento come alla fine di una gara: stanco e soddisfatto ma anche pieno di entusiasmo.

In questa lunghissima avventura, tre persone ci sono state SEMPRE... con loro mi sono confrontato e sono cresciuto. E, anche grazie a loro, questo racconto è cresciuto ed ha preso forma.

Per cui
Grazie a GIOCONDA BARTOLOTTA, che ha curato questo testo come se fosse suo, i suoi consigli sono stati preziosi e la sua assistenza e presenza confortante.
Grazie a GIULIA SANTORO che, con le sue riflessioni e le sue critiche mi ha fatto stravolgere del tutto il testo almeno un paio di volte, ma sono contento di averlo fatto.
Grazie a CLAUDIO LUCCHI, molti degli argomenti contenuti in questo racconto li avevo condivisi negli anni con lui e mi ha sempre fatto piacere ricevere i suoi commenti ed i suoi spunti, man mano che venivano pubblicate le puntate. Se mettessi in fila tutti i suoi messaggi WhatsApp sul racconto, sono sicuro che ne verrebbe fuori un bellissimo libro!

GRAZIE A TE,
che hai avuto la pazienza di seguirmi fin qui, in questo lungo viaggio.

So di averti proposto un racconto fuori da tutti gli schemi, che affronta temi impegnativi e intricati e so di non essere uno scrittore professionista per cui, probabilmente, non li ho resi al meglio dal punto di vista narrativo.
spero, però, di essere riuscito a renderti partecipe del mio modo di immaginare il futuro.
spero, anche, di non essere stato troppo ottimista!
La storia ce lo racconterà! 

MarcoMastroleo, GiocondaBartolotta, Aurelio, Aliscafo, ponza

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da un'idea di Marco Mastroleo

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