La mia solitaria fierezza

Testo di Mario Leone

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai a Ventotene, dove rimasi quattro anni, dal luglio 1939 al 17 agosto 1943, dall’età di 32 a quella di 36 anni, dall’inizio della seconda guerra mondiale alla caduta del fascismo. Quegli anni in quell’isola sono ancor oggi presenti in me con la pienezza che hanno solo i momenti ed i luoghi nei quali si compie quella misteriosa cosa che i cristiani chiamano l’elezione. Le membra disjecta dei sentimenti, pensieri, speranze e disperazione si ricomposero allora in un disegno nuovo, per me stesso sorprendente; la mia debolezza si convertì in forza; sentii che una nuova consonanza straordinaria si andava formando fra quel che accadeva nel mondo e quel che accadeva in me; compresi che fino a quel momento ero stato simile a un feto in formazione, in attesa di esser partorito, che in quegli anni in quel luogo nacqui una seconda volta, che il mio destino fu allora segnato, che io assentii ad esso e che la mia vera vita (…) cominciò”.

Ventotene faro

Sono le parole che Altiero Spinelli ha dedicato, nella sua autobiografia, al periodo di confino sull'isola di Ventotene dove era arrivato dopo aver scontato 10 anni di carcerazione. Un'isola dal significato molteplice: palestra di vita, dell'antifascismo, di segregazione e di “redenzione”. Un luogo destinato alla storia patria italiana e europea perché qui, un gruppo di “visionari” mise insieme un progetto per unire e liberare l'Europa dalle dittature e far prevalere la ragione democratica e la pace in un contesto sovranazionale, superando le aporie nazionaliste.

Non solo Spinelli, con lui Ernesto Rossi e Eugenio Colorni in particolare. Messi “al bando” per non nuocere al Regime. Ventotene, quindi, doveva rappresentare la loro condanna all'isolamento.

Così non sarà, fortunatamente. E diventerà una nuova “patria ideale”.

“L’isola è lunga meno di due chilometri, larga fra duecento e ottocento metri, solo leggermente ondulata, - ricorda ancora Spinelli - sì che i venti la spazzano liberamente, ed è quasi priva di alberi. Normalmente non si vedeva tutt’intorno che mare e cielo, ma quando non c’erano brume sull’orizzonte, alcune finestre delle case di Gaeta scintillavano riflettendo a noi i raggi del sole al tramonto, quasi a ricordare che il “continente” – come si diceva correntemente – nel quale, da Gaeta a Canton, un gioco terribile stava decidendo le sorti dell’umanità, non era dopotutto così lontano”. 

Diventata confino politico nel 1930, dopo l’istituzione della misura del confino di polizia con la legge di pubblica sicurezza e la legge sui provvedimenti per la difesa dello Stato, l'isola era collegata col continente e con Ponza attraverso un postale. Era da qui che i confinati scendevano su barche e condotti al porticciolo romano. Il confinato subiva un controllo accurato, non aveva documenti personali di riconoscimento, ma veniva provvisto della Carta di permanenza, il ben noto “libretto rosso”, dove erano menzionate le prescrizioni alle quali bisognava attenersi. Spazio di passeggiata circoscritto, invalicabilità del limite di confino (segnalato con cartelli, filo spinato), controllo con agenti di pubblica sicurezza che svolgevano anche operazioni di pedinamento nei confronti dei più “irriducibili” confinati (a 3 passi di distanza). Appelli ai quali bisognava rispondere (tre volte al giorno d’estate, due d’inverno) nella piazza principale, oggi piazza Castello, con orari obbligatori di uscita e rientro nei “cameroni” (costruiti appositamente, visto il crescere delle presenze, fino ad 800 “ospiti” nei periodi di maggiore affollamento, e abbattuti negli anni '80 del '900), divieto di parlare di politica, possibilità di scrivere (con persone autorizzate dalla direzione) una lettera (o una cartolina) a settimana (lunghezza massima 24 righe, sottoposta a censura). L’organizzazione delle mense era stata lasciata ai confinati, per movimento politico di appartenenza: tra queste, sette mense di comunisti, due di anarchici, due dei manciuriani, una di giellisti, una di socialisti (capo mensa Sandro Pertini) e la mensa “A” degli ammalati, in particolare tubercolotici. Più avanti, lo stesso Spinelli metterà su una nuova mensa, la mensa “E”, del gruppo dei federalisti europei. Per disposizione della Carta di permanenza, i confinati dovevano trovarsi un lavoro (visto che la “mazzetta” di cui venivano forniti era ben poco consistente). Tra via Rose e via Ulivi si trovavano l’orologiaio Spinelli, l’arrotino e lo stagnino come Pippo Pianezza, tante botteghe. 

Oggi gli echi di quei pedinamenti, di quelle voci, di quelle vite (più di 2000 confinati hanno varcato la soglia dell'isola), possono essere percepiti e ascoltati con la mente sgombra e il cuore aperto. Perché queste sono anche le nostre storie... 

Colorni confinoVentotene1940 
1: Ursula Hirschmann e Eugenio Colorni al confino di Ventotene nel 1940 (dall'archivio di Mario Leone)
MensaSocialista Ventotene
2: muro della mensa socialista gestita da S. Pertini (Ph. Marco Mastroleo)

Mario Leone ha raccontato per esteso questa storia, in un libro pubblicato da Atlantide Editore nel 2017, intitolato
LA MIA SOLITARIA FIEREZZA

SolitariaFierezza Leone

SINOSSI:

Verso la fine degli anni ’30 del secolo scorso, sulle Isole pontine si spendeva la vita di tanti condannati dal Regime fascista. Tra questi uno dei padri dell’Europa unita. Condannato a più di 16 anni di carcere, limitato nella libertà sulle isole di Ponza prima e di Ventotene dopo, Altiero Spinelli ha attraversato la storia italiana ed europea diventandone uno dei protagonisti assoluti.

Questo lavoro vuole restituire visibilità ai documenti del confino contenuti nei fascicoli personali di Spinelli conservati presso l’Archivio di Stato di Latina.

L’introduzione di Mario Leone e i colloqui con Edmondo Paolini e Piero Graglia conducono per mano il lettore nella vita al confino di Spinelli; il pensiero da questi maturato in quel periodo lo accompagnò “alle porte della città democratica”, dove realizzò il “Manifesto di Ventotene”.


 LA MIA SOLITARIA FIEREZZA di Mario Leone è acquistabile nelle principali librerie di Latina e Provincia o direttamente dal sito dell'Editore, spedizione gratuita con Corriere, consegna in 3-4 giorni lavorativi.

https://www.atlantideditore.it/prodotto/la-mia-solitaria-fierezza/

Grazie a Dario Petti e ad Atlantide Editore per la disponibilità nella realizzazione di questi articoli


da un'idea di Marco Mastroleo

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